Le impronte papillari latenti 2° parte

Metodiche
Sono state sperimentate numerose tecniche per la rivelazione di impronte latenti basate su reazioni chimiche che si realizzano con appropriati reagenti su substrati di diversa natura (le superfici dei reperti) che si distinguono fondamentalmente in due categorie: “porosi” e “non porosi”.
Si sono ottenuti metodi di evidenziazione molto diversificati per cui solo dopo la valutazione della natura del materiale che costituisce la superficie del reperto, supporto dell’eventuale impronta,si opera la scelta tra i vari sistemi privilegiando quello più opportuno.
Le metodologie di esaltazione delle impronte latenti, utilizzano le proprietà di alcuni composti presenti nell’essudato delle impronte papillari di legarsi con opportuni reagenti chimici o di interagire con particolari radiazioni elettromagnetiche di un laser ad ioni Argon. Nell’avviare le operazioni analitiche è fondamentale individuare la procedura tecnica da seguire in rapporto alla tipologia della superficie del reperto da esaminare. E’ tecnicamente possibile ricorrere a diverse procedure, per come vedremo in seguito. Prima di ogni trattamento chimico è consigliabile esporre tutti i reperti all’azione di un fascio “laser”. Alcuni frammenti di impronta contengono delle sostanze luminescenti intrinseche ben note, quali Riboflavina, la Pirotoxina, la Vitamina “B” o dei composti di contaminazione nell’impronta. La sorgente di eccitazione di fluorescenza che viene impiegata è costituita da una apparecchiatura laser come quello sopraccitato. La radiazione emessa è monocromatica ed il raggio è collimato, così da eliminare in maniera quasi totale il fenomeno della dispersione del fascio luminoso (coerenza laser). Questa tecnica di rilevazione di impronte avviene nella fase iniziale ed è un accertamento di tipo ripetibile. Detto strumento ha la caratteristica di raggiungere elevate potenze (8-20 Watt) a frequenze luminose che vengono emesse nella regione dello spettro visibile compresa tra 457,9nm a 514,5nm.

Esaltazione al cianoacrilato
I reperti in materiale metallico, avendo superfici non porose, vale a dire substrati che non assorbono le impronte, possono essere trattati utilizzando come reattivo l’estere ciano-acrilico (C6H7NO2). La tecnica consiste nell’esporre il campione all’azione della citata sostanza in una speciale camera di sviluppo, isolata ermeticamente con l’ambiente esterno, ed in condizioni di umidità (70%) e temperatura controllata.
L’estere-cianoacrilico evaporando per effetto termico reagisce selettivamente sui componenti lipidici contenuti nell’essudato che costituisce l’impronta formando, in corrispondenza delle creste papillari, un polimero di colore bianco. Al fine di migliorare il contrasto delle impronte evidenziate è possibile eseguire una pigmentazione dei reperti con il reattivo fluorescente “Rodamina 6G” (C2H31N3O3C1). Le impronte esaltate con questo metodo richiedono l’utilizzo del laser a ioni Argon per essere visibili. Di fatto il pigmento di colore rosso arancio diviene fluorescente per interazione con la frequenza di una radiazione laser. L’impronta così evidenziata può essere opportunamente asportata per compiere i successivi riscontri.

Esaltazione ai vapori di iodio
Le caratteristiche di questo sistema che utilizza un prodotto a base di iodio permette l’esaltazione delle impronte sia su superfici verticali che orizzontali. Il sistema consiste nel vaporizzare lo iodio direttamente sull’oggetto da analizzare oppure inserendo una fiala all’interno di una busta di cellophane insieme agli oggetti da analizzare. Questo è un metodo particolarmente adatto per impronte fresche su superfici porose.

Esaltazione alla ninidrina
La ninidrina è un reagente realizzato per l’evidenziazione delle impronte su carta o su altre superfici porose. Permette di rilevare impronte digitali anche molto vecchie. Reagisce con gli amminoacidi e gli altri componenti delle impronte. La ninidrina produce un’immagine colorata che può variare dall’arancio al porpora ciò dipende dai componenti dell’impronta e dalle condizioni di sviluppo della stessa. Per lo sviluppo completo dell’impronta possono occorrere anche settimane, ma per accelerare il processo di esaltazione si possono utilizzare dispositivi di riscaldamento e umidificazione.

Esaltazione al nitrato d’argento
Questo elemento chimico reagisce con i cloridri presenti nelle impronte producendo cloridro d’argento. Questo prodotto è indicato per il rilievo delle impronte fresche poste su superfici porose come ad esempio il legno naturale.

Esaltazione con polveri
Uno dei fattori importanti per localizzare ed esaltare le impronte latenti è la polvere impiegata. La quantità, la qualità ed il tipo di pennello incidono profondamente sul buon risultato. Le ricerche in questo capo consentono di seguire, oltre la propria esperienza, il seguente metodo:

Asportazione delle impronte

Subito dopo averle evidenziate, le impronte digitali vanno fotografate e quindi asportate per consentire la preservazione della prova ed eseguire le eventuali ricerche in laboratorio.
Secondo le caratteristiche del prodotto impiegato per l’esaltazione, anche in questo caso, si possono utilizzare vari tipi di adesivi.
È possibile discriminare come segue:

 

 

 

 

 

Infine un cenno ad altre tecniche di esaltazione come:
Nero amido, colorante per impronte insanguinate;
Violetto cristallizzato, per rivelare le impronte su nastri adesivi (lato collante);
DAB (diaminobenzidina), reattivo che produce un composto insolubile con il sangue, ideale per applicazioni direttamente sul luogo del reato;
LCV (Leuco-crystal Violet) per impronte insanguinate di difficile percezione;
Blu di Coomassie, colorante di proteine per impronte insanguinate;
Sudan Black, per impronte grasse e/od oleose;
Reagenti radioattivi, l’impronta è “radiografata”, sono necessarie misure di sicurezza particolari e laboratori specializzati;

Trasferimento delle impronte altri metodi:
Fotografia dell’impronta direttamente sul supporto (eventualmente con tecniche fotografiche speciali, per esempio episcopia coassiale);
Poroscopia, distribuzione e caratteristiche dei pori nelle linee papillari quale metodo d’identificazione;
Impronte (latenti) di orecchie (rilevamento e prelievo come per le impronte digitali), misurare l’altezza da terra alla base del lobo (vie d’entrata);
Tracce di guanti ( si può generalmente distinguerne il tipo: gomma, latex, cotone, pelle o lana) rilevamento e prelievo come per le impronte digitali;
Impronte sulla pelle delle persone o sui cadaveri (possibile in casi eccezionali, sino a poche ore dopo il contatto e/o la morte): esaminare con lampada Polilight (filtri da 380 e 560 mm), trattamento con polveri magnetiche Magna-brush con trasferimento su nastro adesivo, eventuale rivelazione ai vapori di iodio con trasferimento su lastra d’argento, esposizione ai vapori di cianoacrilato (si usa il sacco per cadaveri). La pelle umana è la superficie più difficile per l’esaltazione delle impronte digitali.

B.L.

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