IL SOPRALLUOGO GIUDIZIARIO

 

 

 

Vi è, allo stato attuale, una voce generale che identifica il sopralluogo come una “lotteria”. Indagini approssimative, mancanza di profili professionali, sovrapposizione di ruoli, protocolli inesistenti, prove involontariamente distrutte o non individuate. In generale, quindi, inadeguatezza alla poliedrica materia oggetto di vaglio investigativo.

Purtroppo questa “voce” ha trovato parziali riscontri in alcuni processi penali, dove sono state evidenziate le carenze di cui sopra.
Va sottolineato e non posso sottacere che queste problematiche non affliggono solo l’Italia ma quasi tutti i paesi europei. Il Convegno europeo sul “Sopralluogo Giudiziario” organizzato dalla Polizia di Lugano (CH) nel 1994 ha formalizzato questa inefficienza proprio a livello europeo. Dallo stesso convegno ho tratto le espressioni, le riflessioni ed alcuni dei dati che hanno accompagnato la mia cattedra e che accompagneranno anche la vostra lettura.
Il ragionamento fondamentale che si può immediatamente proporre è che sul luogo del reato si formano gli elementi materiali costitutivi dello stesso.

 

 

 

 

 

Giuditta – Olio su tela di Mattia Preti – E’ il luogo del delitto?

Prescindendo dal valore intrinseco e dalla qualità di questi ultimi, appare determinante poter stabilire un “filo diretto” fra la loro assicurazione, il trattamento successivo in laboratorio e la loro interpretazione quali elementi probatori.

Il sopralluogo è un compito arduo che richiede professionalità, attenzione, pazienza. Il concetto principale è quello espresso dal Rettore dell’Università di Losanna: “Il luogo del reato contiene delle informazioni che occorre ricercare in modo sistematico, legale e scientifico.”
Grazie alla preziosa esperienza espressa dagli esperti in vari congressi specifici, si sono potuti individuare nei seguenti punti le principali cause che hanno vanificato alcuni sopralluoghi:

  • Le forze dell’ordine che arrivano per primi sul posto, invece di mettere in atto tutti i meccanismi tendenti alla salvaguardia dei luoghi stessi, in attesa del Magistrato, si trasformano in tecnici ed investigatori invadendo gli stessi luoghi e quindi modificando, involontariamente, lo stato originale;
  • Ingresso sui luoghi del reato di personale esterno quali operatori televisivi, giornalisti, curiosi e personale delle Forze dell’Ordine non autorizzato che sono causa involontaria di calpestio e spostamenti di reperti, distruzione di prove non visibili ad occhio nudo e, principalmente, inquinamento delle stesse prove. Si pensi, per esempio, che calpestando una macchia ematica la stessa puo’ essere trasportata anche in luogo diverso dall’origine causando una ricostruzione di una dinamica non più attendibile;
  • Mancanza di coordinamento fra le parti che intervengono. Le persone preposte al sopralluogo non vengono mai considerate gli assoluti padroni della scena del reato e, quindi, non assumono tutta la responsabilità del loro operato;
  • Personale del settore della Scientifica che, pur avendo solo la qualifica e la preparazione di foto – cine operatori, sono spesso chiamati, loro malgrado, per compiti altamente specializzati, compiti che dovrebbero essere assunti solo dagli specialisti delle Forze dell’Ordine o da Professionisti qualificati;
  • Non avere l’abitudine di utilizzare un memorandum numerato, che riassuma le tappe essenziali e le operazioni da portare a termine. E’ sbagliato, presuntuoso e molto rischioso fidarsi ciecamente della proprio memoria anche solo per gli elementi principali, figuriamoci poi per i dettagli che, forse, sono i soli che talvolta permettono di confermare o smentire ipotesi e testimonianze.

Naturalmente, e per fortuna, vi sono laboratori scientifici gestiti dalle Forze dell’Ordine e laboratori scientifici gestiti da Professionisti privati, altamente qualificati che grazie ai loro dettagliati ed accurati sopralluoghi hanno consentito ai Tribunali di poter giungere, in scienza e coscienza, alla vera verità.
I settori della criminalistica oggi impegnati in un sopralluogo sono molteplici: medicina legale, balistica, chimica, biologia, tossicologia, metallurgia, merceologia etc, etc. che impegnano, per come già espresso, il coinvolgimento e quindi l’intervento di un team e non di un singolo.
Ne consegue, da quanto detto sopra, che proprio e soprattutto nel primo momento del sopralluogo bisogna mettere a disposizione risorse umane e mezzi qualificati, lo sforzo nel sopralluogo deve essere totale.
E’ ampiamente dimostrato e gli eventi portati all’attenzione nazionale quali il “Mostro di Firenze”, l’omicidio di Marta Russo, il caso Roberta Lanzino, Cogne etc, ce lo confermano, che già a questo stadio dell’inchiesta difficilmente si potrà riparare agli accertamenti non o male eseguiti ed agli errori commessi. Non bisogna confondere le fiction televisive con la realtà giornaliera.
Quanto detto sopra, ovvero che sono i primi momenti quelli importantissimi, lo evidenzio, sinteticamente, in un breve episodio di sopralluogo che ho eseguito alcuni anni fa.
Le Forze dell’Ordine, unitamente al Magistrato di turno, intervennero in una remota campagna calabrese, in quanto furono notiziati che un cacciatore, prima di uscire di casa per una battuta di caccia, nel caricare l’arma esplose involontariamente una cartuccia uccidendo uno dei figli. Il cacciatore spiegò l’incidente dimostrando che l’arma aveva un problema che produsse appunto l’incidente. L’ indagine immediata confermò il mal funzionamento dell’arma e tutto poteva riportarsi obbiettivamente ad un omicidio colposo.
Il Pubblico Ministero, essendo persona molto cauta, ritenne utile, comunque, la immediata presenza di un esperto e mi convocò al fine di confermare tecnicamente quanto esposto dall’indiziato e le motivazioni tecniche degli inconvenienti.
Il sopralluogo dimostrò immediatamente, invece, che la rosata formata dal piombo della carica della cartuccia esplosa, aveva una traiettoria alta-bassa a tal punto che coincideva perfettamente con un fucile posizionato ad un’altezza sovrapponibile a quella della spalla dell’indiziato. Tale posizionamento dell’arma escludeva categoricamente che la stessa poteva essere in fase di caricamento. Se l’evento delittuoso fosse invece avvenuto per come descritto dall’indiziato, la traiettoria della rosata sarebbe stata con andamento basso-alto o nella peggiore delle ipotesi. quasi orizzontale, solo tale traiettoria sarebbe stata compatibile con un’operazione di caricamento confermando l’omicidio colposo.
Le indagini che seguirono, grazie alle immediate osservazioni tecniche di sopralluogo, consentirono l’acquisizione di ulteriori prove provate quali quelle di individuare una manomissione sui meccanismi dell’arma e messe alle strette, le testimonianze dei familiari che confermavano che quel “padre” di fatto era un padre padrone che aveva attentato più volte alla vita dei figli riuscendo, purtroppo, nelle sue intenzioni. A titolo di cronaca gli furono comminati 22 anni di carcere.
Questo breve racconto fa capire come sia importante analizzare con cura ogni dettaglio sulla scena del crimine e di non tralasciare e trascurare nulla di quanto possa essere ritenuto superfluo. Anche l’assenza di prove può essere considerata una prova.

 

 

 

 

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