ESPLOSIVI & FUOCHI PIROTECNICI: SE NON LI CONOSCETE EVITATELI!

 

 

 

 

Un’esplosione è un improvviso e violento rilascio di energia meccanica, chimica o nucleare, normalmente con produzione di gas ad altissima temperatura e pressione. L’espansione istantanea di questi gas crea un’onda d’urto nel mezzo in cui avviene, che in assenza di ostacoli si espande in una sfera centrata nel punto dell’esplosione. Se incontra ostacoli esercita su di essi una forza tanto maggiore quanto maggiore è la superficie investita e quanto più è vicina al centro dell’esplosione.
Le esplosioni vengono suddivise in:
>deflagrazioni, nelle quali la propagazione della reazione chimica di esplosione è una forma di combustione endogena che procede nel materiale a velocità subsonica;
>detonazioni, nelle quali la reazione chimica di esplosione non è una combustione ma una decomposizione diretta della molecola di esplosivo, innescata direttamente dall’onda d’urto. La reazione di esplosione procede quindi alla velocità del suono in quella particolare sostanza attraverso tutto il materiale e la pressione e la temperatura finale dei prodotti di reazione sono quindi molto più elevate.

La potenza di un esplosivo ed i suoi effetti dipendono da vari fattori, quali la velocità ed il calore di esplosione, la quantità di gas prodotti, influenzata dalla temperatura di esplosione e le conseguenti pressioni realizzabili.
Gli esplosivi non solo sono capaci di esplodere, ma hanno anche tendenza ad esplodere. Si può paragonare un esplosivo ad un oggetto in bilico:
ad esempio ad un bicchiere alto con il fondo molto stretto, basterà un piccolo urto per provocarne il rovesciamento, ma finché questo urto non avviene, il bicchiere rimane in piedi.

UN PO’ DI STORIA
L’evoluzione delle materie esplodenti dopo l’invenzione della polvere nera (circa 1250) riprende con Berthollet, che nel 1788 scopre il clorato di potassio ed inizia esperimenti per sostituirlo al salnitro nella polvere nera. Poco dopo Howard scopre il fulminato di mercurio (1799) e Brugnatelli (1902) il fulminato d’argento.
La storia di questi particolari composti comincia verso il 1840. Particolare successo ebbero il tedesco C.F. Schonbein con la preparazione del fulmicotone e l’italiano Ascanio Sobrero con la sintesi della nitroglicerina.
La produzione di fulmicotone a scopi militari, che seguì immediatamente la scoperta, fu sospesa quando una terribile esplosione distrusse la prima fabbrica inglese il 14 luglio 1847. La produzione riprese solo dopo che il ricercatore inglese F. Abel dimostrò che il fulmicotone poteva essere stabilizzato.
Ancora più drammatica fu la vicenda dell’impiego pratico della nitroglicerina. Alfred Nobel ne iniziò lo studio nel 1859 e dopo la scoperta che l’esplosione poteva essere innescata con polvere da sparo ne iniziò la commercializzazione sotto il nome di olio esplodente. Un’esplosione distrusse la prima fabbrica svedese e uccise il fratello di Alfred.Questi con determinazione, riprese la produzione e spedì barili di nitroglicerina in tutto il mondo, utilizzando – se era il caso – false etichette per eludere i controlli doganali. Nel 1867 Nobel adotto il fulminato di mercurio come detonatore e stabilizzò la nitroglicerina, ottenendo una pasta morbida che chiamò Dinamite.
I nuovi esplosivi erano tutti dirompenti e quindi non adatti a un uso balistico. La prima innovazione avvenne in Francia con la poudre B di P.M.E. Vieille prodotta nel 1886, cui seguì la balistite di Nobel nel 1887 e la cordite di Abel nel 1889. In tutti questi casi si trattava di miscele particolari di composti già noti; la rivoluzione delle tecniche costruttive delle armi e della loro mortale efficacia tattica fu profonda, al punto che gli Stati maggiori delle grandi potenze dovettero organizzare i massacri della prima guerra mondiale per accorgersene.

PIROTECNIA E FUOCHI D’ARTIFICIO
Nel linguaggio comune i mezzi pirotecnici si chiamano “fuochi artificiali” o “artifizi pirotecnici”, perché il loro scopo non è una esplosione con effetti energetici utilizzabili o utilizzati, ma per effetti scenici di fiamma colorata o bianca con composizione varia. La pirotecnia in Italia è rimasta ancora un’arte familiare tramandata da padre in figlio. In altri paesi, proprio per la cultura sulla pirotecnia come la Cina ed il Giappone, oggi è subentrata l’industria su vasta scala con studio razionale e scientifico del materiale usato, seguendo mode e richieste per l’esportazione nell’intero mondo, infatti quasi tutto il materiale in sequestro è di provenienza cinese. In Italia giungono per lo più i cosiddetti giochi pirici di fabbricazione cinese, in quanto sono quelli meno rimunerativi abbisognando di tanta manodopera, che nei paesi asiatici è retribuita pochissimo. Gli artifizi vanno dai razzi ai bengala ed alle torce di vario tipo, e tutti i giochi innocui cosiddetti da sala.

CLASSIFICAZIONE
Secondo l’art. 82 del RETULPPS come modificato dall’art. 12 del D.Lgs. 272/02
I prodotti esplosivi sono classificati nelle seguenti categorie:
1° polveri e prodotti affini negli effetti esplodenti;
2° dinamiti e prodotti affini negli effetti esplodenti;
3° detonanti e prodotti affini negli effetti esplodenti;
4° artifici e prodotti affini negli effetti esplodenti;
5° munizioni di sicurezza e giocattoli pirici.

La categoria 5° si articola nei seguenti gruppi:
Gruppo A
1) bossoli innescati per artiglieria;
2) spolette a percussione con innesco amovibile o interno;
3) spolette a doppio effetto per artiglieria;
4) cartucce da salve per armi comuni e da guerra;
5) cartucce per armi comuni e da guerra;
Gruppo B
1) micce a lenta combustione o di sicurezza;
2) cartuccia per pistola spegnitrice Wolf;
3) accenditore elettrici;
4) accenditori di sicurezza;
Gruppo C
1) giocattoli pirici;
Gruppo D
1) manufatti pirici da segnalazione ad effetto illuminante, fumogeno o misto destinati alla sicurezza in mare o in montagna, ovvero alle segnalazioni per la sicurezza nei trasporti ferroviari e stradali, nonché quelli analoghi destinati ad essere utilizzati dalle Forze Armate ed ai Corpi Armati dello Stato;
2) manufatti pirotecnici da segnalazioni ad effetto sonoro, compresi quelli destinati ad essere utilizzati dalle FF.OO.;
3) manufatti pirotecnici destinati all’attivazione di apparecchiature per l’estinsione di incendi;
4) manufatti pirotecnici da divertimento di scoppio o ad effetto luminoso.

Gruppo E
1) munizioni giocattolo;
2) air bag, pretensionatori per cinture di sicurezza;
3) bossoli innescati per munizioni per armi di piccolo calibro;
4) inneschi per munizioni per armi di piccolo calibro e per cartucce industriali;
5) manufatti pirotecnici e cartucce per strumenti tecnici ed industriali, come ad esempio sparachiodi, ect;
6) cartucce a salve ad effetto sonoro per armi di libera vendita

In relazione alle classificazioni, con particolare riferimento alle cinque categorie di cui all’art. 82 del RETLPS, possiamo affermare che:
Gli artifici di IV e V categoria sono considerati manufatti esplosivi senza micidialità, per tutte le loro intrinseche caratteristiche tecniche.
Questi manufatti vengono allestiti e commercializzati solo per uno scopo ludico del tipo sociale.

Licenze per gli esplosivi di IV e V categoria
Articoli di IV categoria, necessitano di licenza di Pubblica Sicurezza (licenza amministrativa e licenza Prefettizia) (D.M.559/C. 16918 xvj del 7.10.92), questi articoli sono vietati a persone sotto i 18 anni. L’acquirente deve essere in possesso di porto d’arma o di autorizzazione di acquisto rilasciata dall’Autorità di PS. (art. 55 del TULPS)
Articoli di V categoria, necessitano di licenza di Pubblica Sicurezza (licenza amministrativa e licenza Prefettizia (D.M. 559/C 17446 xvj del 23.3.90), questi articoli sono vietati ai minori di 18 anni;
Articoli di classe C (LV) di libera vendita, necessitano solo della licenza commerciale.

MARCATURA CE
Si evidenzia che la marcatura “CE del tipo” è prevista dalla normativa comunitaria per i soli esplosivi di 2^ e 3^ categoria e per le polvere da caricamento della 1^ categoria. Per i prodotti pirotecnici di 4^ e 5^ categoria è necessario solo il provvedimento ministeriale di riconoscimento.
Dal 1° gennaio 2011, in base alla Direttiva 23/2007/CEE, anche i pirotecnici dovranno essere provvisti di marchio “CE del tipo”.

GIOCATTOLI PIRICI DI LIBERA VENDITA
Sono piccoli fuochi d’artificio che possono essere liberamente venduti ed usati senza particolari prescrizioni, proprio in virtù della loro caratteristica di inoffensività. Il decreto del Ministero dell’Interno 4.4.1973 (cfr. G.U. 15.5.1973 n°120) ha istituito la categoria dei “prodotti non esplodenti”. Tale categoria viene anche chiamata “declassificata” o “non classificata tra i prodotti esplodenti”. Queste tre definizioni giuridiche significano sempre e comunque la stessa cosa.
E’ obbligatorio che “ogni giocattolo pirico di libera vendita” sia omologato dal Ministero dell’Interno. Il numero di riconoscimento è una vera carta d’identità e deve essere stampata sull’articolo. L’unico obbligo è quello di non vendere ai minori di 14 anni.
Chi può venderli?
Secondo la risoluzione del Ministero dell’Industria n°186324 del 18.11.1980, tutti gli esercizi commerciali, abilitati alla vendita di giocattoli, possono liberamente detenere e porre in vendita al pubblico questi prodotti. Addirittura la licenza dei tabaccai menziona in modo specifico la voce “giochi pirici”.
Da tutte le ricerche si evince che per la vendita dei giocattoli pirici NON necessita licenza di P.S. ma solo licenza amministrativa.

Indagini forensi sui luoghi dell’esplosione
L’individuazione del tipo di esplosione è abbastanza facile per un esperto in quanto in quella diffusa (miscele gassose, polveri) manca il tipico focolaio o cratere dell’esplosione (Areale); per individuare invece il tipo d’esplosivo e di ordigno occorre repertare nel modo più accurato, provvedendo a setacciare anche il terreno e le eventuali macerie, tutti i frammenti, anche nel raggio di decine di metri; e occorre eseguire prelievi di sostanza nel cratere dell’esplosione. Dai frammenti si potrà risalire alla formazione della bomba e da essi potranno essere prelevati residui inesplosi di esplosivo, o residui della sua combustione, da sottoporre ad analisi chimiche.
Se si conosce approssimativamente il quantitativo di esplosivo necessario per ottenere un certo effetto si potrà infatti dedurre, dai danni cagionati, il quantitativo di esplosivo impiegato.
Solo l’analisi chimica e chimico-fisica può consentire di individuare gli esplosivi o la miscela di esplosivi usati. Trattasi di analisi sofisticate che debbono essere eseguite da esperti in chimica degli esplosivi.

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