CASO LANZINO: ANALISI SULLA 131

 

 

 

 

Nel Luglio del 1988 una giovane e bella studentessa di Rende, venne violentata ed assassinata sul tragitto che collega San Fili a Falconara Albanese.
L’allora Pubblico Ministero Dr. Domenico Fiordalisi si impegnò in modo straordinario per la ricerca dell’assassino, coinvolgendo nelle ricerche scientifiche alti professionisti. Purtroppo nessuna delle strade percorse fu quella utile a rintracciare il responsabile o i responsabili, anche per la strana omertà che l’evento aveva creato. Nello stesso periodo si proponevano bizzarre chiacchiere e false piste prive di fondamenti, ma tipiche di una piccola città di provincia. Vi furono anche dei processi per alcuni pastori della zona, poi assolti.
Oggi lo stesso Pubblico Ministero, Dr. Fiordalisi, ritornato nel Tribunale di Paola dopo anni di consistenti esperienze in altre Procure calabresi, grazie alle rivelazioni fatte di un ex ndranghetista e a due nuove testimonianze ha riaperto le indagini, ottenendo anche dal GIP della stessa città, giudice Salvatore Carpino, una proroga per le nuove indagini.
Grazie a queste nuove rilevazioni, tra le montagne sovrastante i luoghi dell’omicidio, è stata individuata una Fiat 131 che dovrebbe essere la macchina che collega l’assassino alla vittima. Su questa vettura si è fondata la ricerca principe per individuare l’elemento di collegamento tra aggressore e vittima. Tale vettura di cui alla foto, risulta distrutta a seguito di ribaltamenti, schiacciamenti e totalmente aperta tanto da essere aggredita dalle intemperie e dai “prelievi” per i pezzi meccanici, per circa 20 anni.
La notizia di questi nuovi accertamenti, ha rinnovato nei media e non solo, una trepidante attesa i cui tempi di accertamento vengono quantificati in pochi giorni.
E’ a questo punto che vorrei collegarmi a quanto sino ad ora ho scritto sul sopralluogo, dove evidenzio che le scienze investigative del sopralluogo, a causa delle fiction, sono diventate, per i media, un evento prodigioso, miracoloso al quale si può e deve essere chiesto anche il nome e cognome dell’ assassino. Ora pensate ai tanti eventi delittuosi avvenuti molto di più recenti di quello della povera Roberta, che da mesi subiscono in modo periodico molti sopralluoghi, che da mesi tecnicamente non trovano una soluzione interpretativa, come possiamo definirli se li confrontiamo con le fiction, delle mediocrità? o corposamente inefficienti? Nò sono la realtà delle investigazioni, alle quali va concesso il tempo e la tranquillità necessaria. Le fiction sono delle ricostruzioni sintetizzate in 30 minuti di telefilm, fabbricate su una falsa scienza utile,però, a tenere seduti in poltrona i telespettatori.
E’ tanto vero che, pur in presenza di indagini strabilianti come il DNA, è di questi giorni che per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto con una grande dispersione di sangue, i risultati scientifici depositati sulla ricerca di una macchia è ritenuta verosimilmente di materiale ematico “in base alla logica”. Hanno ipotizzato che quella macchia è di origine ematica grazie alla statistica e alla grande esperienza nei sopralluoghi effettuati da quel laboratorio. Anche la scienza moderna può avere, quindi, dei limiti. Non bisogna alimentare speranze di giustizia o false aspettative, non dimentichiamo che poi dietro gli strumenti vi è l’uomo con i suoi limiti. Non c’è da meravigliarsi se succede che il tecnico commetta degli errori per l’uso improprio dello strumento di cui è dotato.
Insomma è necessario un po’ di ordine culturale e lasciare anche lo spazio alle classiche investigazioni di PG che, in alcuni casi, sono le sole a dare reali risposte. Una scienza sicura, perfetta e di grande rilievo tecnico-investigativo, la stiamo trasformando, involontariamente, in una falsa scienza. Ormai ogni indiziato si dichiara innocente, se prima non viene dimostrato, con prova oggettiva, della sua presenza sul luogo dell’evento. E’ comprensibile l’autodifesa, il tenersi lontano da una immediata e spontanea dichiarazione di colpevolezza e di seguire i buoni consigli del proprio legale, ma anche l’assenza di prove sulla scena del reato può essere una prova. E a proposito di assenza di prove, sarebbe auspicabile che nelle fiction non si entrasse eccessivamente nell’argomento tecnico, spesso appare che le stesse siano dei corsi professionali e non fiction.
Bisogna stare vicini alle FF.OO. ai tecnici, ai professionisti che con abnegazione e sacrifici si dedicano alle scienze forensi. Così come non sono da disprezzare o condannare le critiche costruttive dei media. Sono io il primo che evidenzio manchevolezze nel sistema proprio per migliorare noi stessi. L’altro giorno,per esempio in un altro articolo, criticavo a chiare lettere le FF.OO. che al termine di accertamenti forensi per conto della A.G. emettono richiesta di onorario, come se non fossero già pagati dai loro Enti e non avessero utilizzato costose attrezzature di proprietà dell’Ente stesso.

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