SCIENZE FORENSI: TRA PARADOSSI E VERITA’ NASCOSTE

 

 

 

 

 

Nella mia qualità di esperto balistico e presidente della Associazione Nazionale Esperti Balistici (ANEB),da alcuni anni e dopo alcuni eventi, che in forma sintetica troverete esposti in questa nota, i media mi pongono una legittima domanda, da non sottovalutare: “come si costruisce, come si forma un fondamento scientifico in una disciplina forense?” Già di per se la disamina è istruttiva perché mette a nudo, effettivamente, una serie di incongruenze tecniche che accompagnano le indagini degli esperti nelle varie discipline forensi, siano essi professionisti siano FF.OO. come il Racis e la Polizia scientifica. Non abbiamo, per esempio, mai ritenuto di sottoporci ad un esame critico al fine di accertare, con assoluta serenità, se le risposte “scientifiche” enunciate nelle aule di giustizia, siano effettivamente il risultato finale di una ricerca scientifica o espressioni corposamente piene di errori formali, sostanziali oltre che procedurali e scientifici.
La prova sulla scena del crimine racconta sempre una storia. Gli esperti interpretano quella storia, ciò che vedono in laboratorio e ciò che dicono in Tribunale può determinare il destino di un imputato.
Il PARADOSSO, poi, a cui oggi nel 2007 stiamo assistendo, è quello di vedere,stranamente, imputati trincerarsi dietro la loro assoluta estraneità all’evento contestatogli, benché testimoni oculari e correi dicano il contrario. L’imputato attua una difesa di attesa dei risultati dei rilievi di polizia scientifica, sicuro che gli stessi, evidentemente, non riescano a fornire quegli elementi accusatori che la moderna letteratura al riguardo, ritiene di pretendere. Anche queste interpretazioni che il cittadino nel suo immaginario estrapola dalle fiction televisive, tipo RIS, originanouna falsa scienza. Oggi, grazie ad alcune nuove attrezzature, è si possibile eseguire un rilievo con più precisione, analizzare una traccia al micron, ma certamente non sono e non possono essere le sole prove di accusa. E’ tanto vero questa osservazione che uno dovrebbe chiedersi: in caso di assenza di tracce, il caso è chiuso sin dall’inizio? No! ci stiamo tutti sbagliando, il sopralluogo che noi eseguiamo è uno delle componenti, forse tra le più importanti e necessarie, ma non è certamente la sola. Guai se fosse così. Non possiamo e non dobbiamo sottovalutare -come sta facendo credere la serie delle fiction da un anno a questa parte – l’intelligenza degli agenti, dei marescialli e degli ispettori che grazie alla loro tenacia e saggezza, spesso sono quelli che possono mettere la parola fine su un caso.E a proposito delle Fiction, sarebbe opportuno, pur rispettando il lavoro altrui, che fossero ridimensionate a fiction e non a corsi di formazione professionale.
Parlavo di incongruenze e di prove soggettive poco attendibili. Bene, in modo sintetico, Vi racconto alcuni esempi che spero siano chiarificatori di come ancora in alcune scienze esista il Mentore che involontariamente insegni una scienza sbagliata al proprio allievo, facendogli credere e ritenere per scienza teorie folcloristiche.

Il 23.12.91 in una piccola città molto vicina a Dallas, in una villetta divampa un incendio nel quale tre bambine in tenera età perdono la vita, benché il padre avesse cercato di salvarle in tutti i modi. L’unico sopravvissuto, oltre alla mamma che era fuori città, è stato quindi il padre ventitreenne Cameron Todd Willingham.
Le ricerche scientifiche sulla causa dell’incendio effettuate dalla polizia scientifica di Dallas, conclusero che era stato un incendio doloso e non un tragico incidente. Per tale motivo arrestarono il padre.
Nel 1992 una giuria lo dichiara colpevole e lo condanna a morte. Il 17 Febbraio 2004 la sentenza fu eseguita, benché si contestavano le prove.
Perché la giuria ha ritenuto colpevole il padre? La polizia scientifica americana discriminava l’incendio doloso da quello casuale grazie a due eventi tecnici che ebbero a verificarsi in quella casa, dati ritenuti prove provate, mentre ora sono considerate congetture folcloristiche:
· Bruciature a chiazze poste sul pavimento, chiazze da loro individuate come “tracce del versamento”, ovvero la prova provata che in quel luogo il pavimento era stata cosparso di materiale infiammabile, in quanto il calore, che tende a salire, non incendia il pavimento;
· Un pezzo di vetro che presentava una fitta ragnatela di lesioni, che si forma, secondo la scientifica, solo quando la temperatura dell’ambiente sale in modo repentino come avviene solo in presenza di benzine.
Non voglio commentare queste ricerche, lo faccio fare ad un altro esperto americano John Lentini che fù il 1° a denunciare questi errori,”…Nessuna delle testimonianze di quel caso erano credibili. Quelle teorie erano basate sul folclore e non sui fatti. A quei tecnici erano state insegnate metodiche errate e fantasiose..”
A proposito del vetro è stato dimostrato che la ragnatela che è costata la vita a quel padre è causata non dal calore ma dal brusco raffreddamento ad opera dell’acqua utilizzata dall’intervento dei pompieri.
A proposito delle tracce di versamento trovate sul pavimento e il fatto che lo stesso non può bruciare a causa del calore che tende a salire, non si conosceva ancora il fenomeno del flash-over, che in sintesi consiste in un brevissimo lasso di tempo che trasforma un incendio in una stanza in una stanza incendiata, compreso il pavimento.

Altro caso: i residui dello sparo, conosciuti come GSR, sono delle micro particelle che si sviluppano con la detonazione della miscela innescante. Le combinazioni della forma sferoidale e la presenza di Pb – Sb – Ba (Piombo-Antimonio e Bario), quindi di tipo ternario, sono solo la prova che sull’indiziato è stata trovata traccia riconducibile ad arma da fuoco. Alcuni professionisti italiani, compreso il sottoscritto, gridano e lo mettono per iscritto nei lavori peritali, da oltre un quinquennio, che la presenza di tracce da sparo su un indiziato non è prova certa ed inconfutabile dell’utilizzo dell’arma. I fenomeni dell’inquinamento e del transfert sono fenomeni a noi conosciuti e comprovati, eppure ancora oggi, benché anche l’FBI abbia preso le distanze da circa un anno, da tali certezze, nei tribunali alcuni esperti danno la sicurezza che la presenza della particella confermi l’utilizzo dell’arma. E lo dicono anche in forma indiretta, affermando si la presenza di particelle ma senza evidenziare la reale possibilità di origine diversa. Questa prassi è presente principalmente nei lavori effettuati dalle FF.OO.

A proposito dei colleghi che fanno parte delle istituzioni, è da evidenziare uno strano iter eseguito: le ricerche scientifiche di laboratorio eseguite da questi colleghi, se richieste d’ufficio, vengono esposte e prodotte con una paginetta di lavoro, senza allegare spettri, foto, e quanto altro utile ed indispensabile a dimostrare gli esiti in modo attendibile e scientifico. Con questa prassi, è evidente che il Pubblico Ministero è costretto a nominare quali consulenti, gli stessi esperti dei Carabinieri o della Polizia, per fornire, appunto, gli elementi scientifici non forniti nel primo caso ed indispensabili all’accusa. Al deposito,invece, della corposa consulenza, l’operatore delle FF.OO, presenterà anche una richiesta di onorario. Ciò appare bizzarro per la prassi utilizzata e per la richiesta di onorari da parte delle FF.OO. In un contesto di proclami relativi alla riduzione delle spese di giustizia, appare “strano” che per i professionisti si applichi il taglio, mentre lo stesso lo si aggiunge alle FF.OO. già dipendenti e pagati per quel servizio. Se non fosse che siamo in Italia potrebbe apparire come una fine operazione di monopolio.
Certamente il sistema misto ha dato sempre garanzie di accuratezza e di democratico controllo, spronando a dare sempre il meglio alle varie figure. Oggi, a mio avviso, non è più così. Ritengo che tale sipario debba essere rimosso al fine di evitare il “buio scientifico” sempre più attuale. Non è ammissibile che, per esempio, in un conflitto a fuoco con agenti di Polizia, intervenga lo stesso reparto scientifico per curare gli accertamenti tecnici e vedere poi ulteriori agenti appartenenti alla stessa forza, operare come PG.
Poiché, quindi, proprio sulla base di prove inaffidabili, come il caso di Cameron Todd Willingham che è stato condannato a morte, ai media è sorta una spontanea domanda, già su esposta: “come si costruisce, come si forma un fondamento scientifico per una disciplina forense che non ha mai posseduto”. La risposta potrebbe darla un ente, un istituto, una figura istituzionalmente proposta per la ricerca delle scienze forensi, titolato ad effettuare test ed esperimenti, anche per definire i relativi protocolli. Tale figura, di fatto, in Italia non esiste ed auspico quindi che queste mie note possono essere di sprono per una iniziativa del genere. Questa constatazione viene da tempo evidenziata anche da altri noti esperti quale il Dr. Ugolini che in un articolo di Marzo 2002 si esprime:” Ne esiste minimamente in Italia – pur essendo da oltre 10 anni entrato in vigore il nuovo codice di procedura penale, con la trasformazione dal processo inquisitorio a quello accusatorio, ove almeno in teoria l’oralità del processo eguaglierebbe i diritti accusa – difesa – un comitato consuntivo o un Attorney Amicus Curia come quello delle Corti anglosassoni o statunitensi, servendosi di esperti esterni alla PG altamente qualificati per esperienza e titoli, col compito di suggerire a supporto dell’”appellant” (l’accusa) o del “respondent” (difesa) un parere “al disopra delle parti”.

Sandro Lopez

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